Di Mario Vacca Parma – Nella seconda puntata del reportage tra cantine del Brungaviato, visitiamo Arunda Sektkellerei, a Meltina, appena sopra Merano, sull’altipiano del Monte-zoccolo, in una stupenda posizione panoramica sopra la Val d’Adige.
Arrivo in cantina appena dopo pranzo, con una bella luce invernale. La strada che unisce Avelengo a Meltina presenta uno scenario grandioso, boschi, montagne innevate, allevamenti di cavalli.
Siamo praticamente ai 1.200 metri, un clima ai limiti della viticultura. Si può cogliere la vista del Monte Risco (2.003 m s.l.m.), che si trova al confine con la Val Sarentino e dove si scorgono anche i famosi “omini di pietra”, centinaia di piccoli omini costruiti da pietre messe una sopra l’altra. Probabilmente un antico luogo di culto.
A ricevermi c’è Michael figlio del fondatore dell’azienda Josef Reiterer, che inizia subito a raccontarmi la storia di questa cantina a gestione familiare.
Mi riporta che il papà, dopo essersi fatto un nome in Italia come consulente e rappresentante della nota ditta Seitz di prodotti enotecnologici, sentì il richiamo di casa e nel 1979, avviò la produzione di 10.000 bottiglie di spumante in un momento in cui nessuna cantina della zona ne produceva in modo esclusivo.
Reiterer è enologo – è stato anche il presidente dell’Associazione Metodo Classico Alto Adige – era, ed è, convinto che i 1200 metri di Altitudine di Meltina sono ideali per l’affinamento dei vini spumanti. Tra l’altro nel precedente lavoro ha potuto raccogliere una gran quantità di informazioni e di esperienza che sono confluite pienamente nell’attività odierna.
Michael continua evidenziando che le consuete oscillazioni di temperatura di questa quota permettono una naturale e tranquilla maturazione dei vini.
L’intera produzione è concentrata seguendo il Metodo Classico di rifermentazione di ogni bottiglia attraverso l’introduzione di zuccheri e lieviti selezionati. L’eleganza e la complessità che ha reso famosi gli spumanti Arunda deriva anche da un affinamento che dura minimo 24 mesi; alcune Cuvée riposano in cantina anche 60 mesi prima che le bottiglie vengano, come da tradizione, sboccate e avviate alla vendita. Particolarità che hanno determinato fin da subito il successo della cantina Arunda.
La cantina più alta d’Europa non dispone di vigneti di proprietà, ma ha scelto di selezionare le tre varietà d’uva utilizzate, Chardonnay, Pinot Bianco e Pinot Nero, da vignaioli di fiducia che seguono scrupolosamente i dettami di Josef e del giovane enologo Wolfgang Tratter, ubicate a Terlano, ad Appiano, Cornaiano, Pochi e Salorno.
La prima cittadina è caratterizzata da terreni con porfido dove lo Chardonnay ha un’ottima resa, in oltradige il terreno è argilloso, buono per coltivare il Pinot Bianco ed il Pinot Nero, mentre a Salorno c’è una prevalenza calcarea ideale per coltivare Chardonnay e Pinot Nero. Terreni eterogenei, con microclimi diversi che offrono la possibilità di allevare vitigni differenti potendo scegliere la giusta varietà per assemblare grandi spumanti.
Dopo un’interessante visita alla cantina ove ho perso il conto delle bottiglie adagiate in pupitre ed in ceste di metallo, in un dolce lungo letargo adatto a far maturare il vino affinché raggiunga il suo equilibrio, ci raggiunge Josef che racconta come inizialmente fosse più orientato a costruire una distilleria, ma dovette sottostare al volere della moglie. La sua giusta intuizione ha dato vita ad una produzione che unisce tradizione e modernità. Ed è alla moglie che ha dedicato la “Cuvée Marianna” un blend di Chardonnay e Pinot Nero vinificato in bianco che riposa dai 48 ai 54 mesi sui lieviti. Josef racconta scherzosamente: “Si sa, le donne preferiscono le perle: e Perlage fu! Qui l’affinamento dello spumante può durare per tutto il tempo del mondo”.
La piccola ed accogliente sala degustazione mi permette di capire il “legame” tra padre e figlio.
Da uomo d’azienda non posso non pensare ad un passaggio generazionale che dovrà avvenire in azienda e ciò che papà Reiterer pensa al riguardo. Michael si è dato da fare sin da subito realizzando una serie di bottiglie artistiche che infondono emozione ancor prima di aprirle. Mi mettono subito a mio agio facendomi godere di una calorosa ospitalità. Osservo Josef aprire le bottiglie con una cura ed una precisione maniacale ma nello stesso tempo divertente per sé ed i suoi ospiti, disquisendo della tecnica di produzione di ogni etichetta e di ciò che si manifesta nei calici che man mano si sono succeduti nelle prove delle diverse etichette.
Sono 130.000 le bottiglie prodotte ogni anno, “esperienze gustative ricche di perlage” come li definisce Reiterer.