Nuovi posizionamenti per le grandi case produttrici di Spumante

La  qualità degli spumanti prodotti nel BelPaese è sempre più alta ed è stato ammesso anche nel corso dell’ultimo “mondiale delle bollicine” tenutosi nel  novembre 2023 a Londra , il  “The Champagne & Sparkling Wine World Championships” 2023 by Tom Stevenson, dominato dall’Italia.

Osservando i prodotti immessi sul mercato, i prezzi dei listini e gli avvicendamenti nei campi ed in cantina si può presumere che alcune aziende  “slitteranno” il    posizionamento  sul mercato verso il top.

Analizzando il fatturato di Cantine Ferrari Trento che nel  2023 si attesta intorno ai 107 milioni contro i 102  milioni del 2022 con una crescita ottenuta con un numero inferiore di bottiglie prodotte non possiamo pensare altrimenti

Altri cambiamenti tuonano con presenze ed avvicendamenti importanti, quali  l’arrivo di Richard Geoffry – l’artefice dell’ultimo trentennio di Dom Perignon-  da Bellavista e di Cyril Brun – l’autore del rilancio di Charles Heidsieck – da Ferrari, non dimenticando che proprio quest’ultima è già da qualche anno sponsor del campionato del mondo di Formula 1, portando sul podio ogni domenica una versione speciale delle bollicine italiane.

Non solo Trento Doc e Franciacorta, sono sempre di più le realtà che decidono di dedicarsi alla spumantizzazione, Feudi Di San Gregorio con il suo DUBL nelle diverse “declinazioni” è riuscita a creare un prodotto eccellente, anch’essa premiata più volte a Londra, ma non mancano produzioni di nicchia Siciliane, in Alta Langa o in Alto Adige.

Nonostante ciò, la produzione italiana, rispetto ai cugini di oltre alpe è più modesta, 37 milioni di bottiglie italiane rispetto alle 326 milioni prodotte dai francesi.

Comunque sia una crescita importante che, dai 28 milioni di bottiglie del 2018 è passata agli attuali 37 milioni, con un export del 10% circa.

In testa alla classifica il Franciacorta con 20 milioni di bottiglie, che in quanto attività di Marketing ha molto da insegnare, ed il presidente Silvano Brescianini, dell’azienda Barone Pizzini, è sempre positivo, benchè intravede per l’anno in corso un lieve calo nelle vendite causato dall’indisponibilità del prodotto.

Con 13 milioni di bottiglie si piazza al secondo posto il Trento Doc, con un bel +35% rispetto al 2018.

Dall’Istituto Trento Doc, il vicepresidente Carlo Moser dell’omonima azienda afferma che “il mercato delle bollicine di montagna gode di buona salute e ci sono ancora ampi spazi di crescita nella distribuzione domestica, soprattutto per le aziende medio-piccole”

La Doc dell’Alta Langa è arrivata nel 2002,  mentre la Docg del 2011 fattori che limitano tutt’oggi la produzione a 3 milioni di bottiglie ma che, ovviamente rappresentano percentuali importanti di crescita, più 130% sul 2018. Mariacristina Castelletta, dell’azienda Tosti1820, presidente del Consorzio Alta Langa afferma che “Non solo abbiamo chiuso il 2022 con un +67% in valore rispetto all’anno precedente, ma con il tempo è cresciuto anche il numero di produttori associati, passati dalla ventina del 2018 ai 70 di oggi“.

Una dichiarazione che ci porta alla mente quanto sia importante l’aggregazione tra produttori sotto ogni aspetto.

Già nel recente passato, in questa rubrica, ho avuto modo di scrivere di   Hofstätter, azienda altoatesina che ha acquistato terreni in Trentino cimentandosi, con ottimi risultati,  nella produzione del metodo classico che, per il momento, vede un totale di seimila bottiglie ma con un obiettivo a tendere alle sessantamila unità.

Matteo Lunelli amministratore delegato di  Ferrari  Trento ha  dichiarato come il successo del metodo classico è influenzato dal suo essere finalmente percepito come vino a tutto pasto e da un pubblico internazionale sempre più interessato a un prodotto di qualità.

I pensieri dei produttori vanno dal rispetto della qualità alla mancanza di prodotto dovuto a raccolti sempre più difficili a fronte di una richiesta sempre più importante, si stimano  aumenti anche del 6-8% pur non avendo margini di crescita in termini di volumi, e ciò rende  necessario ridefinire  il posizionamento delle referenze sul mercato, ovvero la gestione accurata delle poche bottiglie prodotte.

Un pensiero sottolineato anche da Cristina Ziliani, che assieme ai fratelli Arturo e Paolo amministra Guido Berlucchi:

Guardando ai mercati internazionali, soprattutto a quello statunitense, le opportunità sono molte, ma la produzione limitata ci deve portare a concentrare il lavoro su quei mercati che possono consentire nel corso del tempo la migliore creazione di valore”.

La crescita viene rafforzata dalle aziende anche attraverso l’acquisizione di vigneti e, laddove non siano disponibili nei pressi o nelle regioni delle cantine si guarda altrove. In questo modo, un territorio come l’Oltrepò Pavese, che ha un ottimo prodotto come il pinot nero ma che ha tanto bisogno di crescere in qualità, potrà trovare un efficiente volano di crescita; l’unica conseguenza sarà un probabile aumento    dei valori dei terreni di tutta la provincia.

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